José "Pepe" Mujica

Discorso sulla felicità

 

di José Mujica, allora presidente dell'Uruguay

 

alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile

al G20 che si è tenuto dal 20 al 22 giugno 2012 a Rio de Janeiro

 

(by Claudio Maccherani, Perugia)

 sviluppo sostenibile

Un discorso che passerà alla storia


https://www.youtube.com/watch?v=3SxkMKTn7aQ

"Autoritá presenti di tutte le latitudini e organismi, grazie mille. Grazie al popolo del Brasile e alla sua Sra. Presidentessa, Dilma Rousseff.

Esprimiamo la profonda volontà come governanti di sostenere tutti gli accordi che, questa, nostra povera umanità, possa sottoscrivere. Comunque, permetteteci fare alcune domande a voce alta. Tutto il pomeriggio si é parlato dello sviluppo sostenibile. Di tirare fuori le immense masse dalle povertà.

Che cosa passa nella nostra testa? Il modello di sviluppo e di consumo, che é l’attuale delle società ricche?

Mi faccio questa domanda: che cosa succederebbe al pianeta se gli indù in proporzione avessero la stessa quantità di auto per famiglia che hanno i tedeschi? Quanto ossigeno resterebbe per poter respirare? Più chiaramente: possiede il Mondo oggi gli elementi materiali per rendere possibile che 7 o 8 miliardi di persone possano sostenere lo stesso grado di consumo e sperpero che hanno le più opulente società occidentali?

Sarà possibile tutto ciò? O dovremmo sostenere un giorno, un altro tipo di discussione?

Perché abbiamo creato questa civilizzazione nella quale stiamo: figlia del mercato, figlia della competizione e che ha portato un progresso materiale portentoso ed esplosivo. Ma l’economia di mercato ha creato società di mercato. E ci ha rifilato questa globalizzazione, che significa guardare in tutto il pianeta.

Stiamo governando la globalizzazione o la globalizzazione ci governa? É possibile parlare di solidarietà e dello stare tutti insieme in una economia basata sulla competizione spietata? Fino a dove arriva la nostra fraternità?

Non dico queste cose per negare l’importanza di quest’evento. Ma al contrario: la sfida che abbiamo davanti è di una magnitudine di carattere colossale e la grande crisi non è ecologica, è politica!

L’uomo non governa oggi le forze che ha sprigionato, ma queste forze governano l’uomo ... E la vita! Perché non veniamo alla luce per svilupparci solamente, così, in generale.

Veniamo alla luce per essere felici. Perché la vita è corta e se ne va via rapidamente. E nessun bene vale come la vita, questo è elementare. Ma se la vita mi scappa via, lavorando e lavorando per consumare un plus e la società di consumo è il motore, perché, in definitiva, se si paralizza il consumo, si ferma l’economia, e se si ferma l’economia, appare il fantasma del ristagno per ognuno di noi. Ma questo iper consumo è lo stesso che sta aggredendo il pianeta.

Però loro devono generare questo iper consumo, producono le cose che durano poco, perché devono vendere tanto. Una lampadina elettrica, quindi, non può durare più di 1000 ore accesa. Però esistono lampadine che possono durare 100mila ore accese!

Ma questo non si può fare perché il problema è  il mercato, perché dobbiamo lavorare e dobbiamo sostenere una civilizzazione dell’usa e getta, e così rimaniamo in un circolo vizioso.

Questi sono problemi di carattere politico che ci stanno indicando che è ora di cominciare a lottare per un’altra cultura.

Non si tratta di immaginarci il ritorno all’epoca dell’uomo delle caverne, né di avere un monumento all’arretratezza. Però non possiamo continuare, indefinitamente, governati dal mercato, dobbiamo cominciare a governare il mercato.

Per questo dico, nella mia umile maniera di pensare, che il problema che abbiamo davanti è di carattere politico. I vecchi pensatori – Epicuro, Seneca o finanche gli Aymara – dicevano: “povero non è colui che tiene poco, ma colui che necessita tanto e desidera ancora di più e più”.

Questa è una chiave di carattere culturale. Quindi, saluterò volentieri lo sforzo e gli accordi che si fanno. E li sosterrò, come governante. So che alcune cose che sto dicendo, stridono. Ma dobbiamo capire che la crisi dell’acqua e dell’aggressione al medio ambiente non è la causa.

La causa è il modello di civilizzazione che abbiamo montato. E quello che dobbiamo cambiare è la nostra forma di vivere!

Appartengo a un piccolo paese molto dotato di risorse naturali per vivere. Nel mio paese ci sono poco più di 3 milioni di abitanti. Ma ci sono anche 13 milioni di vacche, delle migliori al mondo. E circa 8 o 10 milioni di meravigliose pecore. Il mio paese è un esportatore di cibo, di latticini, di carne. È una semipianura e quasi il 90 per cento del suo territorio è sfruttabile.

I miei compagni lavoratori, lottarono tanto per le otto ore di lavoro. E ora stanno ottenendo le sei ore. Ma quello che lavora sei ore, poi si cerca due lavori; pertanto, lavora più di prima. Perché? Perché deve pagare una quantità di rate: la moto, l’auto, e paga una quota e un’altra e un’altra e quando si vuole ricordare … é un vecchio reumatico – come me – al quale già gli è passata la vita davanti!

E allora uno si fa questa domanda: questo è il destino della vita umana?

Queste cose che dico sono molto elementari: lo sviluppo non può essere contrario alla felicità. Deve essere a favore della felicità umana; dell’amore sulla Terra, delle relazioni umane, dell’attenzione ai figli, dell’avere amici, dell’avere il giusto, l’elementare.

Precisamente. Perché è questo il tesoro più importante che abbiamo: la felicità!

Quando lottiamo per l'ambiente, dobbiamo ricordare che il primo elemento dell'ambiente si chiama felicità umana!"

 

José Mujica, Rio de Janeiro, 20 giugno 2012            

 

José Mujica con la moglie nella loro auto, un vecchio Maggiolino Volkswagen

 

José "Pepe" Mujica, nato a Montevideo il 20 maggio 1935, presidente dell'Uruguay dall'ottobre 2009 al marzo 2015, noto anche come "il presidente più povero del mondo", è stato comandante guerrigliero dei Tupamaros e, per la sua fede politica, è stato in carcere per 14 anni. Durante il periodo di presidenza dell'Uruguay si tratteneva 485 dollari di stipendio, devolvendo gli altri 7.500 in beneficenza. Vive di poco, in una vecchia fattoria senza neanche l'acqua corrente, solo quella del pozzo, con la moglie e un cane, si muove su un vecchissimo Maggiolino Volkswagen. In una intervista alla BBC ha dichiarato: “Mi chiamano il presidente più povero, ma io non mi sento povero. I poveri sono coloro che lavorano solo per cercare di mantenere uno stile di vita costoso, e vogliono sempre di più. È una questione di libertà. Se non si dispone di molti beni allora non c’è bisogno di lavorare per tutta la vita come uno schiavo per sostenerli, e si ha più tempo per se stessi".

 

by Claudio Maccherani